Avevo compiuto 17 anni da poco. A
maggio finita la scuola, la mia innata timidezza non mi aveva permesso neanche
di chiederle un numero di telefono o qualunque altra cosa che mi permettesse di
vederla o quantomeno di sentirla durante
le vacanze.
Il
quarto anno di liceo era appena iniziato, avevo inseguito la fine di un estate
che sembrava non andarsene mai. Tutti i giorni appena entrato a scuola, aspettavo
a distanza, nel corridoio, che lei andasse ad aprire il suo armadietto, per poi correre ad aprire
"fortuitamente" il mio che era accanto al suo, per poterla salutare,
rivolgerle la parola, ma quando provavo a parlarle se riuscivo a balbettare appena dei
monosillabi ciao, si, no, era già tanto!
Stavolta tuttavia ero deciso, le
avrei parlato e le avrei dichiarato i miei sentimenti.
Appena
la vidi le corsi incontro, non recitai nemmeno la solita commedia
dell'armadietto, la guardai in quegli occhi color verde mare in cui tutte le
notti sognavo di nuotare, inspirai profondamente e con grande sforzo, subito,
senza neanche un ciao, le dissi - Mary, appena usciamo mi aspetti? Vorrei
parlarti di una cosa - mentre sentivo
sul mio viso salire vampate di calore che mi bruciavano la pelle e dicevo a me
stesso - speriamo non se ne accorga -, mi guardò con quel sorriso bellissimo
che aveva sempre sulle labbra e mi rispose - certamente, ci vediamo fuori, ciao,
e si recò in classe!
Non
stavo più nella mia pelle, anziché camminare saltellavo, faticavo per recarmi
in classe, ma ero pronto; quel mattino mi ero alzato prestissimo e in bagno,
davanti allo specchio, avevo ripetuto cinque, dieci, cento volte, le parole che
avrei voluto dirle! Parole che dovevano farle capire quanto l'amavo! Oramai
dovevo solo aspettare il suono della campanella, uscire e dirle tutto.
La
campanella squillò, fui subito preso dal panico, uscii di corsa e giunto fuori,
avrei voluto fuggire verso casa, ma le mie gambe non rispondevano, le sentivo
paralizzate, strinsi i pugni sudatissimi, chiusi gli occhi, mi dissi - sii uomo
e affrontala, stavolta la timidezza non l'avrà vinta. - Mi girai verso il
portone della scuola, la vidi uscire in quel momento, mi guardò e mi
venne incontrò con quel suo passo da gazzella che le dava una estrema eleganza
nel muoversi, il mio cuore batteva all'impazzata, - rallenta o mi ucciderai,
pensai - Giunse davanti a me, si fermò, non avevo visto arrivare, subito dietro
di lei un ragazzo, e Mary subito - Giorgio ti presento Gae il mio ragazzo, dai,
cosa dovevi dirmi - ?
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