
Mi alzo, mi avvicino alla porta,
ma non riesco ad uscire, non posso; è come se mi affacciassi dal finestrino di
un treno, vedo scorrere la vita, come se fosse un mondo parallelo, ma è una
vita che non è la mia, che non mi appartiene, torno a letto, aspetto.
E' passato qualche giorno e sono
sempre li, in quella stanza non mia. Con timore, ho provato ancora a varcare la
soglia di quella porta, ma ogni volta ho tanta paura, allora resto li, a
guardare, attratto da quei luoghi, ho voglia di uscire, andare oltre; altri
uomini, altre donne, altre vite, poi vince la paura e decido di restare dentro,
nel mio lettino, ad aspettare il lento scorrere del tempo: tic tac, tic tac.
La mia stanza non è vuota, ha una
sua vita, è come un palcoscenico in cui si succedono tanti personaggi, : Una
donna molto piccola, vestita di verde, con uno straccio in mano si muove in
continuazione e pulisce tutto ciò che incontra, ti passa davanti uno, due,
dieci volte e non si ferma mai; un uomo, tutto vestito di bianco, con una
grossa siringa in mano, mi guarda e sorride, i suoi occhi sembrano dire, no, non
aver paura, non ti farò del male; c'è un uomo, è tondo tondo come una palla e
non cammina, rotola per la stanza, e quando ti passa davanti ti fa un sorriso
educatamente ti chiede permesso e continua a rotolare per tutta la stanza. Di
fronte a me un vecchietto, nudo, piange, grida e si dispera, chiede aiuto, non
ne trova, vorrei essere io ad aiutarlo, ma mi manca la forza e continuo a rimanere
nel mio letto, resto lì, impotente, ad osservarlo, improvvisamente appare un
uomo vestito di blu, coperto da un camice bianco, indossa guanti di gomma, ha
una parola buona per tutti, cerca di consolare chi ha bisogno, ma dopo qualche
minuto scompare da quella porta. Forse sono andato a finire, non so come, in
una stanza dell'Alice nel paese delle meraviglie dove tutti vivono fuori dalle
regole e ognuno fa quello che vuole, salvo poi soccombere ai voleri della
Regina cattiva.
Il mio lettino è tutto bianco,
con coperte e lenzuola bianche, anch'io sono vestito di bianco, con un pigiama bianco, il materasso sembra
fatto di nuvole, e ci galleggio sopra; mi dico che è tutto un sogno, ma non
riesco a svegliarmi, voglio uscire da quella porta, mi avvicino, non è più il
finestrino di un treno, è diventato l'oblò di un aeroplano, siamo ad alta
quota, voliamo sopra le nuvole, sembrano una distesa infinita di panna montata,
il sole all'orizzonte è molto basso,
sembra quasi poggiare sulle nuvole, non comprendo se stia salendo o scendendo:
E' l'alba o il tramonto? Voglio varcare la soglia di quella porta, qualcosa mi
dice che non cadrò giù, alla fine guardo il mio lettino, se mi distendo e
riesco ad addormentarmi forse riesco ad uscire da questa stanza.
Apro gli occhi, mi sento leggero,
molto leggero, tutto è silenzio, mi avvicino a quella porta, tutto è cambiato,
c'è un giardino bellissimo, scorgo un aquilone volare, ha una coda lunga lunga,
lo osservo meglio, alla coda vi è legato un sedile bellissimo come quello di un
altalena, è pieno di fiori, ora mi sta passando davanti, trovo il coraggio,
salto sul sedile e volo via!
© Roberto Ardizzone
© Roberto Ardizzone